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Attraversando la valle del Rosello
tramite la discesa “funtanedda”, si costeggiavano due frutteti,
uno era il “giardino della Madonnetta”, appartenente a Tommaso
Boarelli, mentre l’altro era una striscia di terra comunale, il
“giardinetto Apostoli”. Quest’ultimo, come si evince dal nome,
apparteneva precedentemente alla famiglia Giordano-Apostoli che però
se ne disfò, non sapendo che farsene viste le dimensioni irrisorie.
Rimasto praticamente abbandonato, chiunque lo utilizzava per gettarvi
i rifiuti, del resto l’inciviltà è antica quanto l’uomo.
Fu
nel 1873 che il signor Boarelli chiese al Comune di cedergli quel
piccolo terreno inutilizzato per allinearlo al suo, creando un’unica
proprietà più grande e regolare.
Fatto
periziare all’ingegnere Pasquali, che pur confermando lo stato di
degrado lo stimò 184 lire (non poco), il Consiglio lo vendette con
sollievo constatando che per nessun altro sarebbe stato di interesse
né utilizzabile per il bene della collettività. Il Comune, in
particolare, consentì a Boarelli di edificarvi un villino a 2 piani
con volte affrescate, stalla e tre magazzini.
I
lavori, come da regolamento, dovevano concludersi entro 2 anni (pena
il pagamento di una sanzione pari a lire 20 per ogni mese di
ritardo), la casa è dunque databile con certezza al 1874-75 e non fu
una locanda, come qualcuno sostiene. L’equivoco origina dal fatto
che signor Tommaso era effettivamente un locandiere, ma il suo albergo era in centro città, non certo a casa sua. Tommaso Boarelli era di chiare origini piemontesi, il papà si chiamava Giuseppe, ma non sappiamo quando e come arrivò in Sardegna, ma sappiamo per certo che aveva fatto da sempre quel mestiere, visto che già nel 1857 risultava il conduttore di una locanda di discreto successo ad Alghero; gli affari, piace pensarlo, gli girarono bene, così da spostarsi poi nella più grande Sassari e prendere in gestione, per la precisione, l'albergo Italia sito in piazza Azuni, nel palazzo ancor oggi all'angolo con l'odierna piazzetta Ittiri e che era, infatti, il principale della città e tale rimase per diversi anni anche dopo il cambio di amministrazione. A fine ‘800
la casa Boarelli al Rosello passò poi alla figlia Felicina, maritata Gazzellino, e solo
molto dopo ai Pusino, nome con cui la casa è oggi conosciuta.
Con la nascita del ponte nel ‘32 e la chiusura della discesa “funtanedda”, l’abitazione fu sempre più isolata e poi lentamente abbandonata e se signor Tommaso la vedesse oggi in rovina se ne dispiacerebbe, dopo gli sforzi da lui profusi affinché 150 anni fa alle porte di Sassari non vi fosse più una discarica ma la sua elegante villa nell’agro.
Con la nascita del ponte nel ‘32 e la chiusura della discesa “funtanedda”, l’abitazione fu sempre più isolata e poi lentamente abbandonata e se signor Tommaso la vedesse oggi in rovina se ne dispiacerebbe, dopo gli sforzi da lui profusi affinché 150 anni fa alle porte di Sassari non vi fosse più una discarica ma la sua elegante villa nell’agro.
Così appariva villa Boarelli
esattamente lungo l’antico stradone per Sorso che tante persone
percorrevano ogni giorno. La casa era in una posizione centralissima
poiché a pochi metri vi era la fontana del Rosello, da cui all’epoca
non era separata, bensì direttamente comunicante tramite un ampio
spiazzo. La discesa iniziale si chiamava “discesa funtanedda” ed
oggi non esiste più, questa partiva all’incirca dal punto in cui
oggi vi è la rotatoria che imbocca il Ponte Rosello.
"L’assessore anziano cavalier
Sanna Tolu, in qualità di detta sua carica, vende e dismette col
presente pubblico atto al signor Tomaso Boarelli, presente,
stipulante, accettante e ben cognito, quella zona di terreno,
indicata dal signor ingegnere civico della superficie di metri
quadrati centottantaquattro e del valore di lire centottantaquattro,
confinante col giardinetto del Boarelli e con l’antico stradone che
conduceva a Sorso, per disporne da vero e legittimo padrone,
osservandone però l’acquisitore le seguenti condizioni, patti e
obblighi (...)” (Sassari, Marzo 1873)
*** Questa ricerca storica ha richiesto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso. Grazie per la lettura. ***