Ricerca e testo di: MARCO ATZENI (fonti: Archivio Storico Comune SS e fondo "Oggiano" presso Biblioteca Universitaria di Sassari. Un ringraziamento speciale a Virgilio e Federica Mura e alla famiglia Mura-Azara)
Costeggiando viale Umberto ci si imbatte in un'antica dimora rossa la cui storia iniziò nella primavera del 1920 quando il Fosso della Noce era stato appena reso edificabile e il quarantenne Raffaello Oggiano ne acquistò 2920 mq per 4250 lire. Per la posa della prima pietra si dovette però attendere, poiché i tecnici del Comune s'erano ingarbugliati con le misurazioni e il terreno risultava spostato di 5 metri rispetto a quanto riportato sulle carte. Per mesi si dovette dunque cercare una soluzione per non invadere l'avvocato Leoni, che stava costruendo a fianco. Come se non bastasse, l'intera vallata era stata lottizzata nonostante sui terreni gravasse già un'ipoteca a favore di Francesco Ardisson che anni prima aveva prestato un patrimonio al Comune. Quell'ipoteca non era stata cancellata e Oggiano si rifiutò di dare inizio alla costruzione finché non fosse stata corretta la svista burocratica. Dopo tanto penare, i lavori edili furono eseguiti dalla ditta Demontis e Solinas e nei primi mesi del 1926, dopo 6 anni dall'acquisto del lotto (2 di lavori), il villino poté definirsi concluso. Almeno il trasloco dei bauli fu facile, visto che Oggiano abitava in affitto a trenta metri di distanza, nell'ottocentesco palazzo di via Cagliari 2. Raffaello, essendo ingegnere, progettò il nuovo immobile autonomamente, compresa la candida balconata a vetri che rese celebre la facciata. La casa, il cui ingresso risulta sotto il livello stradale per via della pendenza del terreno, vantava posteriormente anche un enorme giardino che s'allungava in discesa sino al cuore della vallata e le cui specie arboree furono scelte e curate da Oggiano stesso.
L'ingegner Raffaello all'anagrafe era Antonio Raffaele, ma nessuno lo chiamò mai così e quando sedeva a tavola in famiglia era solo Lello. Oggiano non ebbe figli e neppure si sposò, infatti pensò il villino di viale Umberto per amore dei parenti più che per sé. Al primo piano abitavano la sorella Maria col marito Virgilio Azara e la loro figlia Pinuccia, che zio Lello ricopriva di attenzioni essendo l'unica nipote; il secondo piano era per il fratello Giuseppe e la moglie Miriam Riccio, che prendeva il tè con le amiche nella balconata a vetri; al terzo piano mamma Peppa condivideva le stanze col celibe Raffaello. Madre e figlio, finché l'anziana visse, chiacchieravano allietati della musica di Puccini, che dalla tromba delle scale si diffondeva anche negli altri appartamenti, dato che nessuno chiudeva l'uscio. Oggiano non era espansivo fisicamente, ma era dolce nei modi e sebbene per lavoro scrivesse lettere perentorie dall'ironia pungente, odiava i modi bruschi. Oltre che con la mamma, Lello si apriva solo con la sorella. Le due donne erano le uniche a comprenderne il carattere solitario e fu per quel legame viscerale che rifiutò allettanti offerte che l'avrebbero allontanato dalla Sardegna. Pur avendo raggiunto un'agiatezza invidiabile, visse senza sfarzi e possedette una vecchia automobile che aveva trasformato in un camioncino da cantiere, mentre il fratello Peppino già in gioventù alzava polveroni in viale Umberto con auto più sportive. I due maschi, diversi nell'indole e nel fisico (Raffaello era magrissimo), si bilanciavano e facevano colazione assieme.
Oggiano era nato nel 1881 a Castelsardo e crebbe giocando a nascondino nel granaio di famiglia. Si laureò nel 1905 al politecnico di Torino, che all'epoca era ancora la Regia scuola di applicazione per ingegneri ed era arrivato a Sassari nel 1910, quando il sindaco Satta Branca lo mise a capo dell'ufficio tecnico del Comune, dove si occupò della nascita dei quartieri liberty di Cappuccini e San Giuseppe, ma dopo pochi anni si licenziò per dedicarsi alla libera professione. Tra gli anni '10 e '60 Oggiano fu tra gli ingegneri più ricercati della provincia. All'alba era nello studio al sottopiano del villino, seduto a progettare in abito e cravatta con a fianco la calcolatrice meccanica a manovella. Era in grado di trovare in pochi minuti un preventivo di vent'anni prima e dal taschino gli spuntava una penna sempre pronta all'uso. Risalite le scale a mezzogiorno, mangiava un boccone per poi riprendere a consumare matite sino a cena. Dedicò il poco tempo libero all'insegnamento del disegno tecnico presso l'allora istituto d'arti e mestieri (oggi le magistrali) che s'ergeva isolato nella polverosa piazza d'armi. Curiosamente, era stato lui stesso a progettare il plesso e gli alunni lo ascoltavano con devozione. Oltre a percepire un'irrisoria retribuzione pur essendone il direttore, più volte si fece carico d'anticipare le spese della scuola. Oggiano andava spesso incontro ai meno fortunati, come nel caso dell'istituto d'accoglienza della Divina Provvidenza che progettò gratuitamente.
Nella sua vita mite, Raffaello s'accontentò di un unico intoccabile svago: la vacanza alle terme di Montecatini. Il rito si ripeté fino al 1973; quell'estate in viale Umberto squillò il telefono. Era il direttore dell'hotel che chiedeva come mai dopo cinquant'anni filati non fosse ancora arrivata la prenotazione della solita stanza. Il motivo era che Raffaello s'era spento al villino poche settimane prima, in una notte di fine giugno, nel suo letto rigorosamente puntato verso nord per dormire meglio. Morì a un passo dai 92 anni, lucidissimo e pacifico come aveva vissuto. La sorella Maria lo aveva lasciato da poco e per lui la vita bastò così. Nonostante l'età, aveva trovato il tempo per ideare la casa a Stintino per i figli della nipote, il suo ultimo progetto. Purtroppo, anche per via della sua riservatezza, il nome dell'ingegner Oggiano finì presto nel dimenticatoio e solo recentemente quel timido e geniale ingegnere venuto da Castelsardo sta ottenendo il riconoscimento che merita. A parlare sono le decine di immobili da lui ideati, a cominciare proprio dal villino dove visse, che a un secolo dalla costruzione attende malinconico un futuro migliore, in memoria di una Sassari in bianco e nero che non deve crollare nell'indifferenza.
Un giovane Raffaello Oggiano come lo si incrociava a Sassari negli anni '10. Era alto 172 cm e sul mento portava una cicatrice d'infanzia. Riteneva che la professionalità dovesse emergere sia dalle capacità che dai modi e dall'aspetto. (foto gentilmente concessa in esclusiva dalla famiglia Mura-Azara).
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Oggiano servì la patria per 3 anni come ufficiale di artiglieria pesante. Fino al 1918 le sue competenze ingegneristiche furono destinate ai servizi tecnici dell’aviazione e alla creazione di
campi scuola per idrovolanti presso il lago di Bolsena, del Trasimeno
e di Orbetello. (foto gentilmente concessa in esclusiva dalla famiglia Mura-Azara).
Nel progetto originale, la balconata che caratterizza la facciata del villino di viale Umberto è evidenziata in rosso. Inizialmente, Oggiano non aveva previsto quel particolare architettonico, lo aggiunse nel 1925, prima della conclusione, e dovette presentare una modifica alla concessione edilizia. Tutti i suoi progetti erano distinguibili per il vezzo della carta blu e per la firma raffinata. (concessione arch.st.com. SS s.5 b.4 f.3)
La facciata di villa Oggiano come appare ai nostri giorni. Nessuno sa che, sotto la prima pietra, Raffaello fece cementare un foglio che recita "Posa della prima pietra della casetta familiare nel fosso della noce, che verrà trasformato in ridenti giardini in piano da me redatto quale ex-capo dell'ufficio tecnico. Questa dimora familiare comincia ad erigersi in momenti di fortissima crisi succeduta alla guerra mondiale. Sassari, 5 maggio 1924".
Preciso come d'abitudine, sopra il portone d'ingresso nell'atrio decorato, Oggiano fece scrivere in numeri romani l'anno di edificazione del villino (1925). La dicitura recita AN. DOM. MCMXXV
I fratelli Oggiano in vacanza nell'amata Montecatini nel 1964. Raffaello, a sinistra, era brillante anche a 83 anni. A destra Giuseppe, per tutti Peppino, più piccolo di 16 anni. Peppino si laureò nel 1923, anch'egli in ingegneria a Torino, a differenza di Raffaello si sposò (con Miriam Riccio, pioniera del giornalismo femminile sardo), ma neppure lui ebbe figli. (foto gentilmente concessa in esclusiva dalla famiglia Mura-Azara).
Da Cappuccini a San Giuseppe, da Porcellana alle Conce, i progetti partoriti dalla mente di Oggiano sono ovunque a Sassari. Per citare i più noti: Villa Farris, villa Falchi, casa Azzena-Mossa, casa Bozzo, casa Deliperi, l'istituto delle magistrali, la facciata della sede dell'Università, le case dei mutilati, le cliniche universitarie, l'istituto della Divina Provvidenza, il quartiere del Sacro Cuore. Fece persino in tempo, a 78 anni, a ideare uno dei primi palazzi moderni, quello a 7 piani di viale Dante 36. Progettò anche cimiteri, campanili, municipi, fontane, scuole, cappelle e mattatoi in tutta la provincia (Castelsardo, Sorso, Thiesi, Sedini, La Maddalena, Nulvi, Giave, Porto Torres, Gavoi e altri). Da fine anni '20 condivise lo studio al sottopiano del villino col fratello Peppino, con il quale si occupò anche delle bonifiche della Nurra. (in foto le carte intestate di Raffaello, prima da solo al vecchio indirizzo poi in società).
L'ormai anziana madre di Raffaello, Giuseppa, posa con l'unica nipote Pinuccia (figlia di Maria Oggiano, sorella di Raffaello). Dai tre fratelli Oggiano (Raffaello, Peppino e Maria) discese solo lei. Pinuccia si sposerà con Felice Mura e avrà sei figli. Leggenda narra che il famoso glicine che circonda il villino abbia iniziato a fiorire al matrimonio di Pinuccia, per celebrare il fatto che la famiglia Oggiano non si sarebbe così estinta. Anche la nuova famigliola abitò nell'immobile di zio Lello in viale Umberto. La foto fu scattata nell'estate del 1933. (foto per gentile concessione della famiglia Mura-Azara)
Pinuccia (figlia della sorella di Oggiano) ebbe sei figli e Raffaello era il loro prozio (fratello di nonna). Il cognome di quel ramo era Mura-Azara. La foto fu scattata al villino nel 1955 (viale Umberto alle spalle) in occasione della cresima della piccola Mimma Mura (in abito bianco). Gli altri 3 bambini sono: Anna, Virgilio (sarà preside della facoltà di scienze politiche) e Gianfelice Mura. Pinuccia è la signora al centro (madre dei bimbi e nipote di Oggiano. La ragazza della foto precedente), con a fianco il marito Felice Mura. La bimbina con le treccine, di fianco al sempre gioviale Raffaello, è la scrittrice Bianca Pitzorno a 12 anni, presente poiché sua mamma e sua zia (le signore col cappello) erano amiche dei Mura. (foto gentilmente concessa in esclusiva dalla famiglia Pitzorno).
Alla morte, i pronipoti Mura-Azara (sopra citati) non fecero mancare affetto e gratitudine al generoso zio Lello che a loro lasciò anche il villino (dove erano nati e vissuti). Per parte di madre, il ramo Mura-Azara è l'unico collegamento familiare (indiretto) con Raffaello Oggiano che, ricordiamo, non ebbe figli. L'ingegnere riposa nella tomba di famiglia a Castelsardo insieme agli altri parenti. (necrologio Nuova Sardegna)
Francesco Demontis fu il capomastro che con la sua impresa edile e sotto le direttive di Oggiano realizzò il villino di viale Umberto. I due lavorarono assieme in diversi immobili e si stimavano reciprocamente, sebbene l'ingegnere non mancasse di richiamare continuamente il rispetto dei tempi, cui teneva molto. (foto per gentile concessione del signor Franco Demontis)
Raffaello Oggiano nell'amata vacanza di Montecatini. La prima foto è stata scattata nel 1926 all'età di 45 anni , la seconda nel 1968 a 87 anni. Il punto dei due scatti è quasi lo stesso a distanza di mezzo secolo. (foto per gentile concessione della famiglia Mura-Azara)
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