Ricerca, testi e foto di MARCO ATZENI (con la collaborazione di: Claudio e Anna Andry, "La Nuova Sardegna", Conservatoria Registri SS, Catasto SS).
Raggiungendo l'apice dell'odierna via Carlo Felice, ci si imbatte in un villino arancione con un'elegante terrazza. L'immobile fu fatto costruire nel 1915-'20 da Claudio Andry, un facoltoso imprenditore svizzero. Signor Claudio, il cui secondo nome era Giacomo, era un uomo baffuto dall’aria paciosa e insieme con sua sorella e suo padre gestiva due caffé, uno in piazza Azuni e l'altro all'angolo tra piazza d'Italia e via Roma. A Sassari, oltre un secolo fa, la gestione dei bar, che all'epoca comprendeva anche la produzione e la rivendita di dolci, vini, birre e gazzose era infatti un business in mano a famiglie emigrate dalla svizzera e intrecciate tra loro. Gli Andry erano originari del paesello di Ramosch, nel cantone dei Grigioni, e unirono la maestria nel campo dolciario a uno sbalorditivo senso per gli affari, il tutto mescolato con spirito avventuriero.
Il primo Andry ad arrivare nella sperduta Sassari fu Chasper, il padre di Claudio, intorno al 1860. Signor Chasper all'epoca del suo sbarco in Sardegna aveva poco più di vent'anni e aprì pasticcerie e bar anche in altri centri isolani, tra i quali Porto Torres, Cagliari e Ozieri, dove esiste ancora un locale chiamato Caffè svizzero, da lui fondato nel 1864. Leggenda narra che furono proprio gli svizzeri a migliorare la ricetta della copuleta. Il motivo per cui gli Andry decisero di investire anche in Sardegna - addirittura di rimanere a vivere a Sassari - è un mistero, anche perché facevano una vita nomade, inseguendo le altre loro attività sparse in varie regioni. Claudio Andry, infatti, nacque a Livorno nel 1875 e sposò Anna Bazzel nel 1901 a La Spezia. Lo sposalizio, tra l'altro, fu festeggiato a distanza anche dai dipendenti di Sassari con un pranzo all'Albergo d'Italia. Più prevedibile è il motivo per cui la famiglia abitò nelle campagne di Serra Secca: quella zona era già sede di vinerie, torrefazioni e distillerie, dunque anche gli Andry vi impiantarono i loro i magazzini.
Così, proprio nelle adiacenze dei magazzini e per averli sotto controllo, Claudio Andry fece realizzare l'elegante villino. Al piano basso abitava sua sorella Caterina col marito, mentre al piano superiore lui stava con la moglie Anna e i figli. Ne ebbero cinque: Gaspero, Domenico, Mario, Orsola e Giacomino. Quest'ultimo, purtroppo, morì a due anni nel 1919. L’abitazione fu impreziosita dall’artista piemontese Pietro Marchisio, i cui affreschi variopinti sono presenti in ogni ambiente, sia all'interno che all'esterno. È interessante sapere che il bel giardino che oggi circonda l’immobile è solo una minima parte dell’originaria proprietà: la casa era immersa negli oliveti, dove i piccoli Andry si rincorrevano. Oltre a quelli già posseduti, a venderne altri cinque ettari a signor Claudio per 30mila lire fu l'orfanotrofio maschile della chiesa di Cappuccini che ne era il secolare proprietario e in parte utilizzati per la casa. L'abitazione risultava dunque isolata rispetto al centro abitato e fronteggiava l'antico stradone nazionale che si percorreva per andare a Tempio, alla famiglia, però, bastava salire sulla sua scoppiettante auto per arrivare in città. Claudio, infatti, adorava guidare ed era tra i pochi a possedere un veicolo a motore, che utilizzava anche per raggiungere le altre filiali, principalmente a Porto Torres. Fu anche un pioniere tra i cicloamatori e da ragazzo, nel 1904, inforcò gli occhialoni e sgasò da Sassari a Mores in sella alla sua motocicletta. Tempo record impiegato: poco più di un'ora. Ne andò fiero per anni.
La ditta Andry prosperò per decenni e nel 1910 era stato organizzato un sontuoso brindisi per festeggiarne il cinquantennale, al quale furono invitati i dipendenti nuovi e vecchi, che brindarono in piazza Azuni insieme a Claudio, che all'epoca aveva 35 anni, e a suo padre Chasper, il fondatore ormai anziano, che morirà nel 1913 lasciando il controllo nelle mani del figlio. Gli affari proseguirono a gonfie vele sino alla crisi del ‘29 e il povero Claudio, che cercava di fare fronte alle difficoltà, ebbe un infarto nel freddo gennaio del 1931. Lo stress gli fu fatale a soli 56 anni. A renderne instabile la salute aveva contribuito anche un dramma personale: pochi anni prima, nel 1926, era stato condannato a pagare un enorme risarcimento per la morte di un medico sassarese, dovuta a un incidente stradale. A guidare la macchina era un parente di Claudio, senza patente, che approfittando della sua fiducia gli sottrasse il mezzo senza permesso, causando l'irreparabile. Al danno economico si aggiunse il rimorso, di cui Claudio non poté liberarsi. Fu uno dei primi proprietari di un autoveicolo a essere condannato in Italia per responsabilità indiretta.
Signora Anna Bazzel, rimasta vedova, ereditò sia buona parte dell'azienda, il cui valore tra macchinari e merci era stimato in 200mila lire cui aggiungere crediti per la bella cifra di ulteriori 100mila lire, sia le proprietà immobiliari tra le quali anche un palazzotto a tre piani sul viale centrale di Porto Torres. La donna, che però mai si era occupata di gestire gli affari, decise di vendere quasi tutto, compreso il villino dove abitavano. A comprarlo, anche a titolo di amicizia, fu l'ingegner Giacomo Crovetti nell’estate del ‘37, per 90mila lire. Anna fece poi le valigie e partì in Svizzera con Orsolina, la figlia diciottenne, dicendo addio alla Sardegna. Calò così il sipario sulla gloriosa ditta Andry, dopo settanta anni di attività, ma ciò avvenne solo a Sassari, gli altri figli di Claudio, ormai giovani adulti, andarono in Liguria a gestire altre filiali ancora aperte e lì rimasero. Uno solo dei tre figli maschi, Domenico, tornò in città e dopo la seconda guerra riandò ad abitare in affitto proprio nella casa costruita dal papà e fu lui ad aprire la gloriosa armeria che i sassaresi moderni conobbero. Dopo oltre un secolo, villa Andry è ancora lì, abitata e perfettamente conservata da una famiglia che non ha alcun collegamento con gli originari proprietari. Non ci sono più oliveti attorno, ma palazzoni, con l’immaginazione, però, potreste ancora incrociare signor Claudio che scende verso piazza Azuni. Salutatelo, è stato parte della storia della nostra Sassari.