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In tanti conoscono questa foto anni ‘30, ma forse pochi sanno la storia dell’immobile ad angolo sulla destra.
Giovanni Ferace, nato in via Cetti nel 1885, faceva il calzolaio e gli affari gli girarono così bene che intorno al 1915 poté permettersi, proprio in viale Caprera, una delle dimore più eleganti, fatta progettare all'architetto Angelo Marogna, uno dei più richiesti della città. Tra i nobili e gli ingegneri di Cappuccini, vi era questo fiero artigiano con la terza elementare che viveva con la moglie florinese, Felicita, e le figlie Ietta e Mariuccia. Anche la bottega (ormai un avviato calzaturificio) fu trasferita dietro casa e collezionò medaglie alle esposizioni internazionali, l’esercito ne fu cliente e la specialità erano i sandali cuciti a mano.
Giovanni amava le scarpe e lasciò i bilanci ad altri, che forse ne approfittarono. A metà anni ‘30, complice anche la crisi del ‘29, le cose precipitarono e ci rimise ditta e casa. Così, a 50 anni, lasciò Cappuccini e ritornò in via Arborea, a casa della figlia Mariuccia (ora sposata), facendo scarpe su misura, come agli inizi. Fra i clienti anche Antonio Segni, di cui era amico. Vedovo e dopo aver perso proprio l’adorata figlia Mariuccia per tubercolosi, si spense nel ‘63 a Sarroch, a casa dell’altra figlia.
L’immobile di viale Caprera, invece, era passato da anni ad altre famiglie e signor Giovanni non ci mise più piede, ma dopo un secolo è bene tutelato e rimane per tutti “casa Ferace”, proprio in memoria del primo proprietario.
La vicenda mi è stata raccontata dal nipote, oggi 82 enne, che alla domanda se perdere tutto lo avesse segnato, mi risponde “Nonno era un uomo di mondo, i soldi gli interessavano, ma teneva alla famiglia, ciò che lo fece soffrire fu perdere la figlia e non la ditta!”.
NOTA: Signor Giovanni, il signore che mi ha raccontato la storia, e che portava il nome di suo nonno, si è spento nel gennaio del 2020. Condoglianze alla famiglia.
NOTA: Signor Giovanni, il signore che mi ha raccontato la storia, e che portava il nome di suo nonno, si è spento nel gennaio del 2020. Condoglianze alla famiglia.
Giovanni Ferace, appena 26 enne, posa fiero con le sue medaglie nel 1911. La foto fu scattata nello studio fotografico Mannu, che si trovava in via Spano. Nella ricevuta, ancora conservata dalla famiglia, vi era scritto, al posto di Ferace, il cognome "Manca", questo rimane un piccolo mistero che nessuno ha saputo risolvere. Vi sono due versioni: potrebbe trattarsi molto banalmente di un errore del fotografo nel prendere l'appunto, oppure che il vero cognome di Ferace fu in realtà un altro, magari perché adottato, ma questa rimane soltanto una ipotesi molto vaga che si perde nei decenni.
Alcuni dei riconoscimenti vinti nel periodo d'oro dal "Premiato Calzaturificio Sassarese" di Giovanni Ferace, ancora conservati gelosamente dai suoi discendenti.
L'ultimo documento presente all'Archivio della Camera di Commercio di Sassari che attesta che Ferace lavorò sino al 1953, quando aveva 68 anni. Come si legge, era tornato a fare il calzolaio ed aveva una bottega al secondo piano della casa della figlia, in Via Arborea.
Giovanni Ferace posa col nipotino, che oggi è il simpatico ottantenne con cui ho parlato e che si chiama, anche lui, Giovanni, in onore proprio del nonno.
Giovanni Ferace posa poco più che adolescente con una bici davanti ad un dipinto, intorno al 1905. In realtà non è certo se fosse davvero un provetto ciclista o se la bici fu fornita solo per la posa artistica dello scatto.