Ricerche, testo e foto di Marco Atzeni
Se siete in possesso di materiale o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com
Se siete in possesso di materiale o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com
L'imponente immobile all’apice di viale San Francesco fu fatto erigere a partire dal 1914 dal signor Giacomo Luigi Deliperi su progetto di Raffaello Oggiano e la costruzione fu più volte interrotta da una curiosa diatriba politica. All’epoca i sassaresi, non avendo il televisore, durante i pomeriggi estivi erano soliti ritrovarsi al piazzale dei Cappuccini a chiacchierare guardando l’orizzonte e quando seppero che era stato acquistato quel terreno edificabile di fronte, protestarono per paura di perdere metri preziosi dell’amato panorama.
Il Comune cercò un disperato compromesso: impose che venisse tolto il secondo piano dal progetto della casa e offrì a Deliperi la restituzione di metà della somma pagata per il lotto. La lite proseguì per mesi e alla fine fu proprio signor Giacomo a spuntarla, ma come questo accadde, purtroppo, rimarrà un mistero.
Tra l'altro, nell’ampio terreno di fianco al palazzo, lungo lo stesso viale, Deliperi possedeva anche un enorme spiazzo per i carri e i cavalli utilizzati da una sua società che almeno per un paio d’anni, intorno al ‘15, ebbe l’appalto della nettezza urbana. Il deposito si estendeva per diverse decine di metri quadri e scendeva fino allo sbocco di viale Mameli. Ad oggi del deposito risulta esistente solo una porzione, ovvero un moncone di recinzione in muratura ed una piccola palazzina originariamente casa del custode (nella foto è a sinistra e se ne vede un pezzettino).
Già dagli anni '20, dopo la morte di Giacomo e lo scioglimento della società, il deposito venne alterato e la palazzina del custode divenne residenza per parte dei discendenti di Deliperi.
Signor Giacomo era un uomo semplice nato nel 1842, le cui origini affondavano nella terra, quella che già da giovane zappava nei poderi della famiglia Zanfarino, la stessa del "noto" Maurizio, ma essendo un grande lavoratore, dopo poco tempo divenne il fattore per tutte le proprietà. Proprietà in orti che andavano sulla Sassari-Porto Torres fino oltre la bretella di Latte-Dolce, insieme ad ettari di oliveti. Si innamorò della figlia del padrone e i due si sposarono. Da quello che si racconta non fu affatto un cercatore di dote, ma continuò a lavorare come un mulo aumentando anche di molto il patrimonio di partenza.
La statistica sicuramente non era in cima ai suoi pensieri, ma è curioso notare che le probabilità di avere 9 figli - di cui ben 7 femmine - sono davvero poche, eppure, lui e la resistente signora Maria Zanfarino, con lodevole impegno, riuscirono nella combinazione. Senza contare alcuni casi di morti premature.
Giacomo stravedeva per il suo piccolo esercito in rosa e la sua palazzina, tra affreschi, stucchi, arredi di classe e dipinti, fu fatta costruire per cercare di dare un futuro nido più o meno a tutti. Alla fine, tra le figlie, 4 troveranno marito, mentre 3 rimarranno per sempre signorine. Furono queste ultime, artiste dagli abiti delicati, a fare erigere una cappella privata all'interno dell’immobile.
Forse per le maledizioni di qualche sassarese che prese poco bene la vicenda del panorama, destino volle che il buon Giacomo Luigi potesse godere del suo nuovo palazzo per poco tempo. La febbre spagnola se lo portò via nel 1918, quasi 80enne, e dunque, nella migliore delle ipotesi, scomparve non più di un paio d’anni dopo l'ultimazione dei lavori. Magari non fece in tempo a vederli completati.
Anni dopo, quando tutto era dimenticato, fu proprio il progettista Oggiano a dare una versione dei fatti che potrebbe concludere la storia: ai consiglieri comunali non interessò poi tanto difendere il panorama di Cappuccini, ma bensì mettere i bastoni tra le ruote ai suoi lavori che pare fossero osteggiati da altri ingegneri che avevano forti collegamenti con la politica dell’epoca... con buona pace della buonanima di signor Giacomo che rischiò di farne le spese senza colpe!
Il Comune cercò un disperato compromesso: impose che venisse tolto il secondo piano dal progetto della casa e offrì a Deliperi la restituzione di metà della somma pagata per il lotto. La lite proseguì per mesi e alla fine fu proprio signor Giacomo a spuntarla, ma come questo accadde, purtroppo, rimarrà un mistero.
Tra l'altro, nell’ampio terreno di fianco al palazzo, lungo lo stesso viale, Deliperi possedeva anche un enorme spiazzo per i carri e i cavalli utilizzati da una sua società che almeno per un paio d’anni, intorno al ‘15, ebbe l’appalto della nettezza urbana. Il deposito si estendeva per diverse decine di metri quadri e scendeva fino allo sbocco di viale Mameli. Ad oggi del deposito risulta esistente solo una porzione, ovvero un moncone di recinzione in muratura ed una piccola palazzina originariamente casa del custode (nella foto è a sinistra e se ne vede un pezzettino).
Già dagli anni '20, dopo la morte di Giacomo e lo scioglimento della società, il deposito venne alterato e la palazzina del custode divenne residenza per parte dei discendenti di Deliperi.
Signor Giacomo era un uomo semplice nato nel 1842, le cui origini affondavano nella terra, quella che già da giovane zappava nei poderi della famiglia Zanfarino, la stessa del "noto" Maurizio, ma essendo un grande lavoratore, dopo poco tempo divenne il fattore per tutte le proprietà. Proprietà in orti che andavano sulla Sassari-Porto Torres fino oltre la bretella di Latte-Dolce, insieme ad ettari di oliveti. Si innamorò della figlia del padrone e i due si sposarono. Da quello che si racconta non fu affatto un cercatore di dote, ma continuò a lavorare come un mulo aumentando anche di molto il patrimonio di partenza.
La statistica sicuramente non era in cima ai suoi pensieri, ma è curioso notare che le probabilità di avere 9 figli - di cui ben 7 femmine - sono davvero poche, eppure, lui e la resistente signora Maria Zanfarino, con lodevole impegno, riuscirono nella combinazione. Senza contare alcuni casi di morti premature.
Giacomo stravedeva per il suo piccolo esercito in rosa e la sua palazzina, tra affreschi, stucchi, arredi di classe e dipinti, fu fatta costruire per cercare di dare un futuro nido più o meno a tutti. Alla fine, tra le figlie, 4 troveranno marito, mentre 3 rimarranno per sempre signorine. Furono queste ultime, artiste dagli abiti delicati, a fare erigere una cappella privata all'interno dell’immobile.
Forse per le maledizioni di qualche sassarese che prese poco bene la vicenda del panorama, destino volle che il buon Giacomo Luigi potesse godere del suo nuovo palazzo per poco tempo. La febbre spagnola se lo portò via nel 1918, quasi 80enne, e dunque, nella migliore delle ipotesi, scomparve non più di un paio d’anni dopo l'ultimazione dei lavori. Magari non fece in tempo a vederli completati.
Anni dopo, quando tutto era dimenticato, fu proprio il progettista Oggiano a dare una versione dei fatti che potrebbe concludere la storia: ai consiglieri comunali non interessò poi tanto difendere il panorama di Cappuccini, ma bensì mettere i bastoni tra le ruote ai suoi lavori che pare fossero osteggiati da altri ingegneri che avevano forti collegamenti con la politica dell’epoca... con buona pace della buonanima di signor Giacomo che rischiò di farne le spese senza colpe!
La famiglia Deliperi al gran completo! Il mitico Giacomo Luigi posa al centro con la moglie, la signora Maria Zanfarino, attorno le 7 figlie, i cui nomi sono poesia ottocentesca allo stato puro. Da sinistra in altro: Tea e Toninetta. Sempre da sinistra nella fila al centro: Gesuina e Peppina. In basso: Remedia Leontina, Angioletta, Malvina e Gavino, quest'ultimo avrà una vita finita tragicamente (mancherebbe il primo figlio maschio, tal Ausonio). I due baffuti in piedi sono invece i mariti di due figlie all'epoca già sposate, Antonino Pinna e Salvatore Noce Mura. La foto fu scattata in una tiepida mattina dei primi del '900 quando la casa non era ancora stata costruita.
“(…) nel frattempo la Giunta rilevava che con le costruzioni che il Deliperi si proponeva fare nel detto lotto si sarebbe coperta una parte dello splendido panorama che si gode dal Piazzale dei Cappuccini, luogo molto frequentato, specialmente nella bella stagione da gran parte della cittadinanza, e che perciò stabiliva di imporre al Deliperi la condizione di limitare la costruzione al solo piano terreno, condizione che il Deliperi non volle accettare perché lesiva dei suoi interessi e posteriore alla concessione avuta del detto lotto fattagli pienamente e senza limitazioni di sorta” (Ss febbraio 1913, Arch. St. Comunale)
Ecco come appariva il piazzale di Cappuccini nei primi anni del '900. Casa Deliperi fu eretta esattamente a sinistra (appena fuori dall'inquadratura della foto). I Sassaresi guardavano il panorama affacciandosi da quel muretto in alto e il palazzo si ritrovò esattamente in linea d'aria, a pochi metri di distanza.
La lapide al cimitero monumentale dove sono conservate le spoglie di Giacomo Luigi Deliperi. Quasi tutte le lettere ed i numeri sono caduti. Insieme a lui è sepolta anche la moglie, ma della povera signora Zanfarino non sono rimasti nemmeno una lettera o un numero a parlarci di lei. La lapide, con i consueti toni che volevano gli uomini indefessi lavoratori (cosa non tanto falsa nel caso specifico), recita solennemente "GIACOMO LUIGI DELIPERI - GLI FU PADRE IL LAVORO, GLI FU MAESTRO IL DOVERE".
Uno dei contratti stipulati tra Giacomo Luigi Deliperi ed il Comune di Sassari relativamente al servizio per il ritiro della nettezza urbana. L'estratto dice "Il sig. Deliperi Giacomo Luigi dichiara e si impegna di assumere la continuazione dell'appalto del servizio della nettezza pubblica (...) per un altro anno ancora, e cioè dal primo luglio venturo fino al trenta giugno 1915". Deliperi veniva pagato 28 mila lire annue, corrisposte a "mesate scadute". (Arch. St. Com.)
Il frontespizio della cartella che contiene i progetti originali della casa di Giacomo Luigi Deliperi. La casa fu ideata dall'ingegner Raffaello Oggiano e i lavori iniziarono nel 1914-15. (Arch. Sto. Univ.)
I progetti (sempre a firma Oggiano) relativi al deposito dei carri e cavalli della società della nettezza urbana del Deliperi che aveva sede proprio a fianco a casa sua. Come si evince, il deposito presentava una metratura vastissima, recintato da un elegante muro con due piccoli immobili agli estremi (disegno al centro) ed occupava quasi metà di viale San Francesco. Ad oggi esiste soltanto il lato destro del progetto (che ho evidenziato in rosso). (Arch. Sto. Univ.)
Ecco come appariva il piazzale di Cappuccini nei primi anni del '900. Casa Deliperi fu eretta esattamente a sinistra (appena fuori dall'inquadratura della foto). I Sassaresi guardavano il panorama affacciandosi da quel muretto in alto e il palazzo si ritrovò esattamente in linea d'aria, a pochi metri di distanza.
La lapide al cimitero monumentale dove sono conservate le spoglie di Giacomo Luigi Deliperi. Quasi tutte le lettere ed i numeri sono caduti. Insieme a lui è sepolta anche la moglie, ma della povera signora Zanfarino non sono rimasti nemmeno una lettera o un numero a parlarci di lei. La lapide, con i consueti toni che volevano gli uomini indefessi lavoratori (cosa non tanto falsa nel caso specifico), recita solennemente "GIACOMO LUIGI DELIPERI - GLI FU PADRE IL LAVORO, GLI FU MAESTRO IL DOVERE".
Uno dei contratti stipulati tra Giacomo Luigi Deliperi ed il Comune di Sassari relativamente al servizio per il ritiro della nettezza urbana. L'estratto dice "Il sig. Deliperi Giacomo Luigi dichiara e si impegna di assumere la continuazione dell'appalto del servizio della nettezza pubblica (...) per un altro anno ancora, e cioè dal primo luglio venturo fino al trenta giugno 1915". Deliperi veniva pagato 28 mila lire annue, corrisposte a "mesate scadute". (Arch. St. Com.)
Il frontespizio della cartella che contiene i progetti originali della casa di Giacomo Luigi Deliperi. La casa fu ideata dall'ingegner Raffaello Oggiano e i lavori iniziarono nel 1914-15. (Arch. Sto. Univ.)
I progetti (sempre a firma Oggiano) relativi al deposito dei carri e cavalli della società della nettezza urbana del Deliperi che aveva sede proprio a fianco a casa sua. Come si evince, il deposito presentava una metratura vastissima, recintato da un elegante muro con due piccoli immobili agli estremi (disegno al centro) ed occupava quasi metà di viale San Francesco. Ad oggi esiste soltanto il lato destro del progetto (che ho evidenziato in rosso). (Arch. Sto. Univ.)
*** Questa ricerca storica ha richiesto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso. Grazie per la lettura. ***