domenica 10 novembre 2019

IL PALAZZO DI ANGELINA MAROGNA DEPETRO, LA GENEROSA NOBILDONNA DI VIA ROMA.

Ricerche, foto e testo di Marco Atzeni
Se siete in possesso di materiale o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com


PALAZZO DI ANGELINA MAROGNA DEPETRO IN VIA ROMA
L’immobile di via Roma 32 non sarebbe dovuto esistere poiché l’isolato numero 3, quello sul quale sorse, fu ideato per erigervi la caserma, infatti, all’epoca, lì finiva la via ed oltre vi erano soltanto le campagne dei Sussarello. Non a caso, proprio il carcere fu costruito, alcuni anni dopo, a poche decine di metri di distanza, a testimonianza della relativa lontananza di quella parte di via Roma dal centro abitato. Nel 1848 l'area fu dunque ceduta al Regio Demanio, ma dopo anni nulla si mosse, i progetti sulla caserma cambiarono numerose volte ed allora il Comune se la riprese per venderla come area edificabile.

La nobile Angelina Marogna nel 1866 si presentò negli uffici comunali, consegnò al tesoriere la somma di 3930 lire e si comprò tutti i 4093 mq. Signora Marogna, a differenza di quanto si possa immaginare, era in realtà una ragazza di 26 anni, ma aveva due figli piccoli, Adele ed Eduardo, ed era sfortunatamente vedova già da 3 anni. Il marito, Giuseppe Depetro, venuto da Ivrea, era infatti morto drammaticamente poco più che trentenne, lasciandole una cospicua eredità, frutto della sua attività di commerciante di sanguisughe.

Angelina aveva progetti grandiosi, il palazzo che aveva in mente doveva essere originariamente lungo 80 metri, cioè a partire da via Bellieni fino a via Mazzini! Il regolamento comunale imponeva il "principiare" dei lavori entro mesi 6 dalla vendita del terreno e l'ultimazione entro i successivi 2 anni, ma quattro anni dopo, nel 1870, signora Angelina non li aveva ancora terminati, lamentando le troppe pretese del Consiglio Edilizio e dubitando, forse, dell'enormità dell'originario progetto. Il Comune le fece causa per tal ritardo e solo dopo mesi di liti si arrivò al pagamento dell’ammenda ed all’ultimazione della casa. Affinché ciò avvenisse, la signora, ammettendo che la quantità di terreno acquistata era esagerata rispetto alle reali necessità, ne vendette una parte che fu edificata autonomamente dai nuovi proprietari ed il palazzo fu costruito solo per metà della prevista lunghezza.

Angelina fu tra le persone più colte di Sassari, tradusse romanzi dal francese e si prodigò per le donne e la loro istruzione e fu, forse, anche tra le benefattrici che tanto fecero per la futura realizzazione della Casa Divina Provvidenza (dove vi è un antico quadro che la omaggia, regalato dai discendenti anni dopo) e, come alcune altre generose nobildonne, fu Dama Vicenziana. La “vedova Depetro”, così era conosciuta, si spense nel 1909, ma volle dopo tanto penare che il palazzo portasse come minimo le sue iniziali e se guardate il portone vedrete infatti le lettere “AM” di Angelina Marogna ancora perfette dopo 150 anni.



Questa è una giovane Angelina in una bellissima foto fornitami direttamente da un gentile erede. Il quadro fu probabilmente realizzato prendendo spunto da questo scatto.


Ecco il grandioso progetto originario del palazzo Marogna. Come si deduce, esso doveva coprire l'intero isolato, da un lato all'altro. Per via dei costi enormi e di altri imprevisti, Angelina decise successivamente di lasciare perdere, realizzando solo il tronco a destra, quello che ancora oggi troviamo. La parte sinistra dell'isolato fu infatti rivenduta ad altri che costruirono per proprio conto. Il progetto è conservato in originale in uno degli appartamenti del palazzo stesso.

ANGELINA MAROGNA DEPETRO NEL QUADRO DI PENSO
Il quadro conservato alla Divina Provvidenza che omaggia Angelina Marogna, realizzato dall’artista Ettore Penso nel 1894 quando la signora aveva circa 50 anni. Angelina posava proprio in una delle sale del palazzo di via Roma.

“Atto pubblico di vendita di un’area di terreno fabbricabile, eseguita dal Municipio di Sassari a favore della Signora Angelina Marogna del vivente Antonio Michele, vedova Depetro, domiciliata a Sassari, mediante l’accertato prezzo di lire 3930,24” (Sassari, anno 1866, giorno 27 febbraio)

Il frontespizio della deliberazione con la quale il Consiglio cessò definitivamente la lite con la signora Marogna, iniziata poiché la casa non era stata ultimata allo scadere del termine contrattualmente previsto. In particolare, fu il consigliere Quesada a farsi carico della vicenda ed a proporre il raggiungimento di un accordo con il pagamento di una penale ed una piccola proroga che consentisse l’ultimazione dei lavori. L’oggetto recita “Domanda della Signora Marogna, vedova Depetro, per sospendersi la lite contro la medesima intentata dal Municipio” (Sassari, 31 Maggio 1870)

L’originale portone d’ingresso dell’elegante palazzo, sopra di esso si leggono chiaramente, forgiate nel ferro come allora d’uso, le lettere “AM” di Angelina Marogna. Non era raro che il proprietario di un palazzo facesse apporre le sue iniziali all’ingresso, ma era inusuale che a farlo fosse una donna.


In un angolo un po' malinconico del cimitero monumentale, incontriamo il luogo, ormai segnato dai tanti decenni, dove riposa Angelina Marogna, dietro di lei una lapide ricorda la storia del marito morto prematuramente nel 1863, lasciandola giovane vedova. Dalla loro eterna vicinanza concludiamo che Angelina non si risposò mai, rimanendo sola praticamente per tutta la vita a prendersi cura dei suoi due figli e poi dei futuri nipoti.



*** Questa ricerca storica ha richiesto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso. Grazie per la lettura. ***