domenica 9 febbraio 2020

CASA CUGURRA A SASSARI, LA SUA STORIA CURIOSA ED IL SUO PROPRIETARIO.

Foto, testo e ricerca di Marco Atzeni
(con la collaborazione di signora R. Cardone e di Alessandro Sirigu. Fonti: Memorie di R. Oggiano)
Se siete in possesso di materiale o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com


Quella conosciuta come “casa Cugurra” in via Roma è in realtà un complesso di 3 immobili attigui, con una storia edilizia lunga 25 anni cominciata nel 1880, quando il signor Salvatore Cugurra acquistò un lotto di campagna edificabile di fronte alle carceri. Il terreno, che misurava all'incirca 1900 metri quadrati, apparteneva a Zely Sanna, la figlia del ricchissimo Giovanni Antonio Sanna, appena deceduto, e venne venduto per la cifra di 7690 lire. La zona, non essendo ancora edificata, veniva definita agro di San Sebastiano, poiché la via Roma finiva ufficialmente qualche decina di metri prima. Il signor Cugurra, lo stesso giorno dell'acquisto, decise poi di dividere terreno e spese con la signora Maddalena Simula. Così, 950 metri andarono all'uno e 950 metri andarono all'altra.

Della sua parte, inizialmente, il signor Cugurra ne usò solo la metà, costruendovi una delle case più raffinate di Sassari, quella sorta di villino basso a U con al centro il patio rialzato e le statue. L'elegante villino rimase l'unica costruzione di Cugurra per più di vent'anni, fino a quando, nel 1905, coi figli da dimorare, Salvatore utilizzò lo spazio che gli era rimasto ed eresse anche una seconda casa, quella che si vede dietro, con la cupola in metallo, che però non fu allineata al villino, ma inspiegabilmente arretrata di diversi metri rispetto al fronte strada. 

Poiché era vietato erigere case nelle retrovie, il Comune sottolineò l’irregolarità, ma il volpino Cugurra, al posto di sanare la casa contestata, nel 1910 “risolse” costruendovi davanti una terza casa - quella bianca e azzurra a 3 piani che troviamo a fianco al villino – così da nascondere quella dietro. In Comune, alla fin fine, optarono per la soluzione più salomonica e accettarono questa originale correzione. Del resto, coloro i quali avrebbero potuto lamentare la cosa, cioè i vicini delle case lungo la medesima via, non si preoccuparono e lasciarono perdere, anche perché conoscevano assai bene il carattere originale, un po' testardo e fumantino del buon Cugurra.

Il benessere economico di signor Salvatore derivava dalla titolarità di una delle più grosse imprese edili di Sassari, rimasta attiva per alcuni decenni. Sono molteplici i lavori di livellamento o spianamento di vicoli e contrade o lavori fognari eseguiti per la città. Basti pensare che già intorno al 1880, la ditta Cugurra aveva in appalto la manutenzione della tubazione del gas, dell'acqua, dei canali di spurgo e delle pubbliche fonti di Sassari, così come quella generale degli immobili di proprietà comunale.

Cugurra era uomo astuto e assai sicuro della sua fama, nel 1897, infatti, era stato proprio lui, con la sua impresa, ad aver realizzato l’imponente basamento della statua di piazza d’Italia e poi ad aver diretto le manovre per issarcela sopra. Un incarico prestigioso che richiese un anno e mezzo e per il quale venne pagato 7000 lire. Salvatore, orgoglioso di aver eseguito uno dei lavori più importanti della storia urbanistica di Sassari, mai mancò di sottolinearlo ogni qual volta si trovasse a transitare per la piazza, egli era, tra l'altro, persona cui si dice non mancasse affatto la chiacchiera poderosa, affiancata, in età avanzata, da una voce piuttosto alta e dall'irrefrenabile abitudine di toccare e abbracciare chiunque dialogasse con lui.

Cugurra, nato povero e senza studi, morì ricco a 72 anni, nel 1916, lasciando “le” case di via Roma ai suoi 5 figli che si chiamavano Olimpio, Guido, Rosina, Matilde ed Aurelia, sua moglie, invece, era la signora Luigia Moretti. Olimpio divenne un eccellente medico (lavorò a Milano, ma conservò uno studio anche nella casa di via Roma), Matilde ed Aurelia si "sposarono bene" con un avvocato ed un professore, Guido pare avesse seri problemi mentali e fu probabilmente dirottato quasi subito in un manicomio per farlo sparire come d'uso all'epoca, mentre Rosina, caduta dalle braccia della badante da neonata e gravemente deformata, rimase sola per tutta la vita ad amministrare i vari immobili ereditati, era infatti conosciuta per la sua inseparabile borsetta, nella quale, ogni inizio mese, riponeva tutti gli affitti che ritirava personalmente.

C'è anche un'ombra nella vita di Salvatore Cugurra. Pare che avesse almeno due fratelli, forse coinvolti nella ditta, uno dei quali si chiamava Angelo. Un giorno del 1887, Angelo Cugurra uscì di casa e non vi fece più ritorno, cadde infatti dal battello durante un viaggio di lavoro che fece proprio insieme a Salvatore, il quale denunciò l'accaduto, che fu classificato come incidente, e sul quale calò per sempre un misterioso silenzio. Il corpo di Angelo Cugurra non tornò mai a galla.

Signor Salvatore Cugurra, che si dice avesse trovato anche un tesoro nascosto quando la sua ditta ricevette l'incarico di abbattere il vecchio monastero delle Isabelline ai primi del '900, volle consegnarsi all’immortalità con una firma nascosta: se osservate bene proprio il basamento della statua di piazza d'Italia, in un angolo troverete la sua incisione, dopo 120 anni, che dice “S. CUGURRA”.

L'estratto dell'atto di acquisto del terreno di via Roma dove furono poi costruite le case del Cugurra, esso recita "Il lotto quarto si è deliberato a favore del signor Cugurra Salvatore di Antonio Vincenzo, nato e domiciliato a Sassari, unico offerente, mediante il prezzo di lire 7690." (su concessione del Ministero della Cultura - Archivio di Stato di Sassari: Atti notarili, Sassari copie, anno 1880, busta n. 18, atto. 1296 del 7 giugno 1880)

Ad oggi, niente rimane di signor Salvatore Cugurra. Una decina di anni fa la sua tomba al cimitero monumentale, che giaceva in tristi condizioni, è stata infatti assegnata ad un'altra famiglia che l'ha totalmente ricostruita ed il suo corpo è stato forse sloggiato e traslato non si sa dove. Verrebbe spontaneo pensare che, a meno che non sia rimasto nel luogo originale, forse ha trovato ospitalità nella vicina tomba (in foto) dove riposano la moglie, signora Luigia, e una delle figlie, Rosina. Se così fosse, in ogni caso, nessuna iscrizione ce ne parla. Curiosamente, Salvatore Cugurra, che tanto fece per distinguersi per decorazioni e fregi in casa sua, ebbe per se e la moglie delle tombe estremamente umili e anonime.

In questa foto piuttosto rara, probabilmente scattata tra il 1890 e il 1905, a destra si nota la casa Cugurra quando ancora esisteva solo il "villino" ed al suo fianco non erano ancora nate le altre due palazzine del medesimo proprietario. Per un lungo periodo a fianco al villino vi era solo una cantonata che non mancò di sollevare qualche protesta per la sua indubbia assenza di classe in una via esclusiva come via Roma, soprattutto ad inizio '900.

Sebbene parzialmente cancellato dal tempo, si legge ancora il nome "S. CUGURRA" ai piedi del basamento che ospita la statua al centro di piazza d'Italia. Signor Salvatore, che mai mancò di sottolineare con enfasi e orgoglio il fatto di aver realizzato questo lavoro, volle a tutti i costi che il suo nome rimanesse nei decenni.

La bella ragazza a sinistra è Angela Cugurra ed era la figlia di Angelo Cugurra, il fratello di Salvatore morto annegato nell'incidente in barca. Angela non conobbe mai il padre (di cui non a caso porta il nome) e sia lei che la mamma (la vedova di Angelo) non ebbero buoni rapporti con il ricco protagonista della nostra storia, Salvatore Cugurra, che mai le coinvolse nel benessere familiare, nonostante fossero rimaste sole e fossero moglie e figlia del defunto fratello. In età avanzata e molti anni dopo la morte dello zio, anche Angela andò ad abitare a casa Cugurra in via Roma, insieme ai figli di Salvatore (che erano, ovvio, i suoi cugini).


*** Questa ricerca storica ha richiesto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso. Grazie per la lettura. ***