domenica 30 maggio 2021

IL PALAZZO DI DON MICHELE FIGONI TRA VIA CAGLIARI E VIA CAVOUR A SASSARI. LA SUA STORIA.

Ricerca storica e testo di Marco Atzeni. (con contributi di Mario Tola, Adele Sanna, Angelo Maggi e Rina Concas)


Tutti lo conoscevano come Don Michele da Codrongianos, ma non era un prete, era così chiamato perché suo padre, Giuseppe Figoni, prodigatosi per sfamare i compaesani nella carestia sarda del 1812, aveva ricevuto dal Re il titolo nobiliare di "Cavaliere" e Michele, che all'epoca era un bambino di 7 anni, ereditò successivamente il titolo. Quell'onorificenza era tra le meno importanti della gerarchia nobiliare, ma tanto bastò perché i Figoni fossero i riveriti signori del paese.

Don Michele seppe che a Sassari erano state lottizzate le campagne nei pressi del castello e nel giugno del 1849 prese la carrozza proprio da Codrongianos, dove ancora risiedeva, e dopo qualche ora arrivò in città per sborsare al Comune 694 lire, assicurandosi un terreno di 579 metri quadri tra due vie sterrate che ancora non avevano neppure nome, ma oggi riconoscibili nell'angolo esatto tra via Cagliari e via Cavour. Ad accompagnarlo c'era il solerte Angelo Maria Piretto, l'ingegnere civico, che mostrava ogni lotto agli interessati e lo misurava passo a passo prima della definitiva assegnazione. Curiosamente, un anno dopo, nel 1850, Don Michele mise però nuovamente mano al portafogli e pagò altre 423 lire per comprare a fianco ulteriori 352 metri quadri, il motivo era che un solo terreno non bastava più per i suoi progetti edilizi. Sul primo lotto, Figoni fece costruire un imponente palazzo su due livelli, all'epoca definito "casa alta", mentre sul secondo, prospettante solo su via Cagliari, venne edificato anche un secondo immobile, più piccolo, attiguo a quello padronale ed anch'esso tuttora esistente. Quest'ultimo fu forse destinato alla servitù e dato in affitto.

Il palazzo principale consacrò l'agiatezza economica di Don Michele e ne sancì il matrimonio con l'osilese Maria Grazia Sanna, che era anch'ella una ricca ereditiera di appena un anno più giovane. La donna ebbe il beneplacito dei suoi due fratelli, il primo era il potente reverendo arciprete Antonio Sanna Tolu, che giostrava all'ombra del castello dei Malaspina, l'altro era professor Vincenzo, che nella seconda metà dell'800 fu insegnante universitario a Sassari. I coniugi Figoni-Sanna vissero per il resto della vita al secondo piano del loro esclusivo stabile, circondati da libri, dipinti e pubblicazioni nelle quali Don Michele era citato tra gli abbonati più fedeli. Il soffitto del salone fu suggestivamente affrescato con una stellata volta celeste. L'edificio contava globalmente trenta vani, sebbene fossero distribuiti in modo labirintico. C'erano poi la scuderia, le botteghe al piano terreno, il cortile e un pozzo con vasca. L'androne rimase per diversi decenni in terra battuta poiché si usava come ulteriore sosta per i cavalli.

Don Michele, che era un signore di buona cultura e stranamente senza gli ottocenteschi baffi, impiegava le sue giornate annotando minuziosamente col pennino le rendite dei suoi appezzamenti che si estendevano per centinaia di ettari tra Codrongianos e Florinas e da lui visitati periodicamente. Pedraggia, Bolinu, Pedra Lada, Monte Campu Fundone erano solo alcuni dei suoi terreni che in totale erano 40. I più fertili valevano circa 4000 lire ognuno. Proprio in una di queste terre, una mattina del 1858, mentre dei contadini facevano un muretto a secco, vennero anche rinvenuti alcuni bronzetti; fu quello uno dei primi ritrovamenti dell’archeologia sarda. Michele possedeva anche un nuraghe, chiamato Ozzastru, che era valutato 500 lire, non molto. I latifondisti come lui erano padroni di ogni cosa ricadesse all'interno delle loro tenute, anche beni di grande valore storico, ma all'epoca ritenuti inutili.

Ormai preoccupato per l'età e la salute, nel 1883, alle sei di una calda serata di fine agosto, Don Michele ospitò gli amici Carmine Soro Delitala e Pietro Pasella nelle sale del suo palazzo, il cui ingresso era in via della Caserma 18 (dopo divenuta via Cagliari), dichiarando che i beni in suo possesso, compreso l'immobile stesso valutato 71300 lire, dovevano essere equamente divisi tra la sua adorata Maria Grazia ed il di lei fratello Vincenzo, con cui aveva un ottimo rapporto. Michele, purtroppo, non ebbe alcun figlio cui lasciare l'enorme patrimonio. Col sorriso sulle labbra, concluse che per il suo funerale e per i suffragi dell'anima potevano fare come preferivano. Esattamente un anno dopo, nel 1884, morì all'età di 78 anni.

Signora Maria Grazia Sanna, vedova e anziana, visse ancora per diverso tempo nel palazzo, ma non essendosi mai occupata dei terreni del marito, ne delegò la gestione ad un nipote maneggione, Maurizio Sanna, e poco ci mancò che questi mandasse tutto in malora, indebitandosi e non riscuotendone i canoni. Quando se ne scoprì l'incapacità, fu allontanato in tutta fretta. Alla morte di Maria Grazia, il palazzo fu ereditato proprio dai nipoti, i tre figli di quel suo fratello Vincenzo. L'immobile fu successivamente noto perché ci abitò Gaetano Mariotti, che fu il celebre sindaco che accolse Re Umberto I all'inaugurazione della statua di Piazza d'Italia nel 1899, ma il motivo era che la moglie di Mariotti, Peppina Sanna, era infatti una delle nipoti ed eredi di Don Michele e Maria Grazia. Le parentele sempre più lontane fecero dimenticare in fretta Figoni, ma quel maestoso palazzo, dopo oltre un secolo e mezzo, si trova ancora dove fu lui a volerlo, all’angolo tra via Cagliari e via Cavour, davanti ai nostri occhi.

Don Michele Figoni e Maria Grazia Sanna Tolu
Don Michele Figoni, assieme a sua moglie Maria Grazia Sanna Tolu, riposa al cimitero monumentale di Sassari. Sono rappresentati in due busti affascinanti nella splendida tomba di famiglia dello storico sindaco Gaetano Mariotti. Ciò testimonia il fatto che zio Michele Figoni e la moglie, non avendo figli, ebbero uno straordinario rapporto di affetto con i nipoti e le relative famiglie, oltre a far loro un gran bene con l'enorme eredità lasciatagli.


Palazzo Figoni non fu mai ritratto in modo specifico, ma compare di sfuggita in molte foto (qui è a sinistra). L'angolo tra via Cagliari e via Cavour venne immortalato spesso, in quanto uno degli scorci più ordinati e moderni della Sassari di fine '800 e primi '900.

"Stromento di vendita d'un tratto di terreno posto nell'isola 5 sulle appendici di questa città in favore del Cav. Don Michele Figoni di Codrongianos. Anno del Signore 1849" (atto personalmente consultato all'Archivio Comunale di SS)

"TESTAMENTO PUBBLICO - L'anno 1883, addì 30 Agosto in Sassari, nella casa del testatore, posta in via della Caserma 18, ed alle sei pomeridiane". Il documento che certifica le ultime volontà di Michele Figoni. Curiosamente, in alto, a lapis rosso, fu scritto "MORTO?" perché i funzionari dell'epoca non trovavano la data del decesso per regolarizzare le questioni. (su concessione del Ministero della Cultura - Archivio di Stato di Sassari: Atti notarili, Sassari copie, anno 1884, busta n. 68, atto. 323 del 7 agosto 1884)

Un ulteriore scatto di via Cavour nel quale compare palazzo Figoni, a sinistra. Ai primi del '900 l'immobile era ormai proprietà dei fratelli Sanna-Sotgiu, che erano i nipoti di Michele Figoni. I Sanna-Sotgiu, che si chiamavano Antonio, Maurizio e Peppina, erano i tre figli di Vincenzo Sanna, fratello della moglie di Figoni. Don Michele ebbe sicuramente dei fratelli, ma forse non ebbero buoni rapporti con lui, visto che né loro, né i loro discendenti, paiono convolti nella sua vita.



*** Questa ricerca storica ha richiesto molto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso a sassariantica@gmail.com - Grazie per la lettura. ***