mercoledì 11 settembre 2019

LA CASA DIROCCATA DI VIA MICHELE COPPINO. IL MISTERO RISOLTO.

Ricerche, testo e foto di Marco Atzeni (con la collaborazione di Cosimo Filigheddu per la parte relativa ad Angelo Misuraca)
Se siete in possesso di materiale o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com

Col piano di espansione che portò alla nascita dei quartieri di Cappuccini e San Giuseppe, veniva predisposta anche una lottizzazione minore di una zona presso Santa Maria che prendeva il nome di “Fosso Fiorentino”, ricompresa tra le vie Coppino, Margherita di Savoia e Angioy.

Il lotto numero 7, ad angolo, fu acquistato nel 1909 da Bartolomeo Pesce, l’industriale sassarese che nel 1874 aveva fondato un glorioso pastificio in attività per quasi un secolo, e figlio del fabbro ligure Ambrogio. La scelta di quei 496mq fu per comodità: l’enorme pastificio sorgeva proprio di fronte e bisognava solo attraversare la strada per raggiungerlo (via Coppino all’epoca era un meraviglioso viale alberato senza traffico). Il costo del terreno fu di 1,50 lire al metro e poiché il Regolamento Comunale imponeva agli acquirenti di costruire entro due anni, si desume che la casa fu terminata tra il 1910-‘12.

L'ideatore fu l'ing. Silvio Sanna, assai noto in città, e la costruzione fu causa di un'accesa antipatia, durata anni, tra lui e un altro giovane ingegnere, all'epoca a capo dell'Ufficio Tecnico del Comune, il talentuoso Raffaello Oggiano, che in prima istanza rigettò il progetto presentato, sollevando vizi di forma della domanda, compresa l'elementare mancanza dei bolli. L'ing. Sanna integrò la pratica ma non la prese bene e scrisse una lettera al Sindaco, lamentando l'operato a suo dire esageratamente fiscale dell'Ingegnere Capo. Quando qualche anno dopo Oggiano verrà sostituito, si scoprirà che il Sanna fu tra coloro che fecero costanti pressioni sui politici affinché ciò avvenisse.

Bartolomeo Pesce ebbe una sola figlia, Luigina, che ereditò la casa, nella quale visse per qualche anno con suo marito, il signor Sotgiu, e i numerosi figli. A questo punto della storia le versioni differiscono: taluni sostengono che la casa non avesse vani a sufficienza per consentire alla famiglia Sotgiu-Pesce di viverci comodamente, altri, invece, dicono che vi furono necessità economiche che spinsero alla vendita dell'immobile che, in generale, era comunque poco usato dai proprietari.

A metà anni '30, l'immobile passò di mano, in quel periodo vi abitavano infatti Monsignor Ingolotti e l’architetto Angelo Misuraca con la moglie Eugenia Catanzaro Santini, quest’ultimo vi adibì anche il suo studio, in cui ideò, tra i tanti, i plessi scolastici di Piazza Marconi o i rioni di Porcellana. Proprio da qui, nel ‘43, Misuraca venne prelevato con l’accusa di apologia del fascismo e, tradotto nel carcere di Oristano, vi morì poco tempo dopo.

Oggi la casa è tristemente abbandonata per problematiche dovute a vincoli artistici e legali ed il futuro sembra far presagire una lenta fine per uno dei più particolari ed affascinanti edifici di Sassari.


A sinistra l’offerta di acquisto del lotto da parte di Pesce, a destra il successivo contratto d’acquisto stipulato tra il medesimo e il Comune di Sassari, proprietario del terreno (1909).

Ecco come apparivano la casa e via Coppino in una foto del 1920 circa.

Bartolomeo Pesce, il primo proprietario della casa di Via Coppino, acquirente del lotto sul quale essa è stata fabbricata. Pesce aveva fondato l’omonimo glorioso pastificio che aveva sede nell'enorme stabilimento sull'altro lato della strada, rimasto in attività per quasi un secolo (fonte: web).


*** Questa ricerca storica ha richiesto impegno e tempo. Per scopi divulgativi si può riprodurne in parte il testo, citando obbligatoriamente me ed il mio blog come fonte (anche qualora ne cambiassi le parole utilizzandone però le informazioni). Per scopi commerciali (libri, pubblicazioni etc.) è necessario chiedermi preventivamente anche il permesso. Grazie per la lettura. ***