domenica 12 aprile 2020

QUANDO CON LA FONTANA DEL ROSELLO SI FACEVA IL GHIACCIO PER LA CITTA'.

Testo e ricerca di Marco Atzeni (foto dal web, con la collaborazione di V. Lecis)
Se siete in possesso di foto o info aggiuntive, scrivetemi pure a sassariantica@gmail.com


Poiché nell’800 si doveva produrre artigianalmente il ghiaccio, a Sassari si decise di farlo proprio a pochi passi dalla principale fonte d’acqua della città. Ecco perché nelle foto più antiche della vallata del Rosello compare sempre una strana costruzione posta a pochi metri dalla fontana. I sassaresi la chiamavano “la fabbrica del ghiaccio”, sebbene fosse solo un casolare. Rimase in attività all’incirca fino al 1903, quando l’imprenditore Salvatore Azzena, un tempiese robusto con un elegante pizzetto, si fece carico di questa sorta di servizio pubblico nel suo ben più avanzato stabilimento a Santa Maria, dove già lavorava farine e sanse, cosa che, tra l'altro, gli causò non pochi problemi in seguito, visto che venne coinvolto in una snervante diatriba legale relativa alla concessione delle acque della città. In realtà, Azzena, che era un consigliere comunale assai attivo, venne investito dal polverone più per motivazioni legate a faide politiche che per la sostanza della questione, dalla quale fu peraltro assolto.

Il casolare del Rosello, invece, rimase in vita ancora per un po’, il Comune ci fece qualche soldo riciclandolo ed affittandolo come deposito, prima al signor Vittorio Pilo, che abitava in zona e ci parcheggiava il carretto, poi sino al 1911 alla cooperativa dei muratori. Alla fine sparì, vittima del ponte che ne causò profonde modifiche e del tempo.

Il casolare non va confuso con la misteriosa villa che si trova ancor oggi a poca distanza dalla fontana e che fu realizzata nel 1875 dal signor Boarelli che aveva una locanda in piazza Azuni, un amante della vita nell’agro, e proprietario anche dell’agrumeto al fianco del quale la villa fu costruita. Curiosamente, i mitici orti alle spalle del lavatoio, distesi sino all’odierna viale Sicilia e all’epoca percorsi dal rio che solcava la valle, appartennero ai fratelli Bertea, di origine piemontese proprio come Boarelli. Si chiamavano donna Antonietta e cavalier Vincenzo, la prima si prodigava per le orfanelle dell’appena nato rifugio Gesù Bambino di Cappuccini, mentre il fratello era il potente presidente del tribunale civile e penale di Sassari, libero di godersi i suoi amati orti quando venne collocato a riposo per anzianità nel 1915.

Nella foto in alto, sullo sfondo compare villa Boarelli, in primo piano la fontana e in mezzo, parzialmente nascosta, la fabbrica del ghiaccio, di cui si vede una cantonata. Lo scatto, tra i più suggestivi della Sassari di inizio secolo, fu realizzato nel 1905 da Cesare Pascarella, un poeta romano venuto in visita in Sardegna e passato anche per Sassari. Nel suo soggiorno turritano l'artista fece anche qualche altra foto, anch'esse diventate iconiche, poiché, come nel caso del Rosello, miravano a catturare le persone ed i loro usi e costumi, più che gli spazi circostanti. La motivazione risiedeva probabilmente nel fatto che non essendo un locale era molto incuriosito dal modo di vivere sardo, cosa che, invece, per i (pochi) fotografi sardi e sassaresi era una cosa più scontata e reputata, per l'epoca, meno interessante da ritrarre.


Da questa angolazione si ha una visione ancor più chiara di quanto raccontato. In particolar modo, sino a pochi decenni or sono (la foto dovrebbe essere degli anni '70) si identificava chiaramente la zona dove si trovavano i casolari con la fabbrica del ghiaccio. Il pilone del ponte che fu affondato nella stessa zona comportò probabilmente anche le modifiche sostanziali a quanto si trovava sotto. Si vedono anche gli orti che furono della famiglia Bertea e che a partire dal dopoguerra divennero noti poiché erano quelli che approvvigionavano il vicino mercato, questo avveniva però quando erano già passati di proprietà.