domenica 8 settembre 2019

VILLA CARIA, VILLA RAU E L'IMMOBILE DI VIA PASQUALE PAOLI. TRE STORIE SASSARESI.

Testo e foto di Marco Atzeni
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Iniziamo il nostro giro dallo storico quartiere di Cappuccini, alla fine di viale Caprera ci imbattiamo nella villa più imponente di Sassari, altissima e maestosa. Viene spontaneo chiedersi come fu possibile erigere una costruzione talmente sfarzosa ... semplice, grazie al formaggio!

I fratelli Caria, che la fecero ideare all’ingegner Sale nel ‘27, furono tra i geniali pionieri dell’esportazione del pecorino sardo negli Stati Uniti agli inizi del ‘900. Oggi la villa è un bene tutelato, così come il loro antico caseificio a Cossoine che fu la fonte di tanta agiatezza.

Pare che i Caria attraversarono un periodo complicato a partire dalla crisi globale del ‘29 e dovettero alienare la villa in tempi relativamente rapidi. L'immobile, infatti, è conosciuto col nome di coloro che acquistarono proprio dai Caria, ovvero la famiglia Pozzo, che la possedettero per diversi decenni, prima di cederla alla Regione Sardegna.

Spostandoci di pochi metri, nella parte alta di viale Mameli, ci imbattiamo nella villa fatta costruire negli anni ’30 dalla famiglia Rau, “quelli del mirto”, da loro ancora abitata e splendidamente conservata.

Il protagonista della storia è però un altro: Angelo Misuraca , il progettista, nacque a Roma nel 1893 e si trasferì a Sassari nel 1929.

Uomo di Mussolini e tesserato del partito della prima ora, divenne architetto di riferimento della dirigenza fascista a Sassari. Oltre a varie ville private, a lui fu affidato lo sviluppo urbanistico della zona tra viale Italia, via dei Mille e via Amendola. Costruì i due edifici in via Pascoli, dopo il Ponte Rosello, e ideò anche il plesso scolastico di Piazza Marconi.

Come ci racconta Pintus nel libro “L’architetto in camicia nera”, nel 1943, con Mussolini ormai in disgrazia, partì l’epurazione di coloro che gli furono fedeli e che, pare, cospirassero ancora in suo favore. Misuraca, tradotto nel carcere di Oristano, vi morì, a sorpresa, per gli stenti.

Anche l’elegante palazzina all’angolo di via Paoli, costruita a metà anni ’30 dall’impresa Bolognini, pare porti la firma di Misuraca.

Curiosamente, l’ingresso presenta due statue di donna seminude, questa scelta inusuale per un’abitazione privata, in particolar modo per la Sassari povera di quasi un secolo fa, unita allo stile globalmente sbarazzino dell’immobile, alimentò la sempre fervida fantasia dei sassaresi che per anni tramandarono la diceria che vi fosse una casa d’appuntamento d’alto bordo, anche perché all’epoca l’immobile sorgeva in una zona borghese, ma assai decentrata.

Non che fosse impossibile, ma in realtà coloro che la fecero costruire (e vi abitarono) furono i coniugi Gelmini-Caggiari.

Qualche decennio fa era invece chiamato “il palazzo a vapore” poiché un pertugio dava accesso ad un minuscolo magazzino dove un’anziana signora vendeva carbone, quasi come se servisse ad alimentare il palazzo. La povera signora era l’incubo dei bambini sassaresi, che pensavano fosse una strega.